Jazz Network, Regione Emilia-Romagna
Comune di Ravenna Assessorato alla Cultura, Comune di Rimini Istituzione Musica Teatro Eventi, Comune di Correggio, Ater
Comune di Imola Assessorato alla Cultura, Comune di Russi - Teatro Comunale, Fondazione Teatro Rossini di Lugo
Comune di Castel San Pietro Terme Assessorato alla Cultura, Comune di Casalgrande Assessorato Tempo Libero
Comune di Rubiera Assessorato alla Cultura, La Corte Ospitale di Rubiera
Comune di Modena Assessorato alla Cultura e Assessorato alle Politiche Giovanili
La Tenda di Modena, Associazione Culturale Baluardo della Cittadella di Modena, Modena Jazz Club
Comune di Massa Lombarda Assessorato alla Cultura, Comune di Cervia Assessorato alla Cultura
Comune di Cesenatico Assessorato alla Cultura, Associazione Sonia Jazz di Cesenatico
Comune di Santarcangelo di Romagna Assessorato al Turismo, Associazione Culturale Ora d’Aria di Santarcangelo
Combo Jazz Club di Imola, Comune di Dozza Assessorato alla Cultura, Compagnia Teatrale della Luna Crescente
Comune di Longiano - Teatro Petrella, Piacenza Jazz Club
Comune di Bomporto, Comune di Fiorano Modenese, TIR Danza - TIR Teatro di Modena
Il Gruppo Libero - Teatro San Martino Bologna
Ministero per i Beni e le Attività Culturali

-- SCHEDE ARTISTI --

Venerdì 29 febbraio
LONGIANO (FC), TEATRO PETRELLA, ORE 21:00
QUINTORIGO Play MINGUS
Luisa Cottifogli – voce; Valentino Bianchi – sax; Andrea Costa – violino;
Gionata Costa – violoncello; Stefano Ricci – contrabbasso

La nona edizione di Crossroads si inaugura nel segno di uno dei più viscerali geni della musica afroamericana: Charles Mingus (1922-1979). A rendere omaggio alla vita e le musiche del contrabbassista e compositore sono i Quintorigo, una formazione che ha saputo costruirsi una fama trasversale, dagli ambienti del rock più sofisticato a quelli del jazz, già esplorati in numerose collaborazioni. Trionfatori ad Arezzo Wave, al premio Tenco e a San Remo, i Quintorigo hanno poi saputo affiancarsi ad artisti come Enrico Rava, Antonello Salis, Roberto Gatto. Originali fin dall’organico, i Quintorigo non si formalizzano di certo davanti ai generi musicali: jazz, classica, rock, punk, funk, blues possono benissimo essere agitati assieme, fin tanto che l’obiettivo è la ricerca del bello in musica, senza falsi moralismi estetici.
Quintorigo play Mingus, di prossima uscita su CD, va ben oltre il concerto tributo: la componente musicale, coi più celebri temi mingusiani nell’originale veste conferita loro dagli arrangiamenti per archi, sax e voce, si inserisce in una dimensione teatrale fatta di proiezioni, letture, scenografie, luci e costumi tra il vintage e il postmoderno. Un insieme che permetterà di apprezzare Mingus, oltre che come musicista, come uomo dalla vita esaltante e inquietante, dolce e brutale.

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Domenica 2 marzo
RUBIERA (RE), TEATRO HERBERIA, ORE 21:00
GIORGIO ROSSI & PAOLO FRESU
Improvvisazione per un corpo ed una tromba

Giorgio Rossi – danza; Paolo Fresu – tromba, flicorno, effetti

Dalla loro prima collaborazione, risalente a ormai una ventina di anni fa, Paolo Fresu e il danzatore Giorgio Rossi hanno dato vita a una specie di work in progress per corpo e tromba. Gli incontri tra i due artisti si sono rinnovati di anno in anno, in una cornice che ha sempre mantenuto l’originaria meraviglia del loro connubio, basato sull’intreccio di musica e danza, entrambe improvvisate. Nelle parole dello stesso Giorgio Rossi, “il nostro è come un gioco in scena, che riprende ogni volta che ci incontriamo... come i bambini che giocano insieme, si separano e ricominciano poi come se non avessero mai smesso, così i nostri incontri somigliano ad un percorso discontinuo ma lineare”.
Giorgio Rossi, nato in Italia nel 1960 ma cresciuto in Svizzera, sin dagli esordi si divide tra la partecipazione a compagnie di ballo e l’attività solistica, nonché di coreografo. Oltre che con Fresu, Rossi ha collaborato con altri jazzisti: Trovesi, Di Castri, Rea, Jon Balke… Allo stesso modo Paolo Fresu non è nuovo a incontri col mondo della danza. Tra le numerose partecipazioni ‘coreografiche’ del trombettista sardo ricordiamo “Anaglifo” (di Roberto Zappalà col Balletto di Sicilia), “Janas” (con le coreografie di Enrica Palmieri) e le collaborazioni con Nathalie Cornille.

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Martedì 4 marzo: ore 15-18
Mercoledì 5 marzo: ore 10-13
RAVENNA, TEATRO RASI
“Mister Jazz”
WORKSHOP di CANTO
con ROBERTA GAMBARINI
in collaborazione con I-Jazz

Mercoledì 5 marzo
RAVENNA, TEATRO RASI, ORE 21:00
ROBERTA GAMBARINI QUARTET
Roberta Gambarini – voce; Orrin Evans – pianoforte;
Neil Swainson – contrabbasso; Jake Hanna – batteria

Nata a Torino, Roberta Gambarini muove i primi passi da professionista in Italia verso la metà degli anni Ottanta. Nel 1998 decide di trasferirsi negli Stati Uniti per studiare al New England Conservatory di Boston e già nello stesso anno raggiunge la finale nella Thelonious Monk Competition. Poco dopo si trasferisce a New York, dove le sue straordinarie doti vocali attirano subito l’attenzione dei più importanti jazzisti. Così, in breve tempo si ritrova a collaborare con James Moody, Herbie Hancock, Hank Jones, Chucho Valdés, Toots Thielemans, Clark Terry, Michael Brecker, Johnny Griffin, Roy Hargrove, Billy Higgins, Jimmy Heath, Percy Heath, Ron Carter…: peccato dover interrompere un tale elenco di stelle del jazz. Il sommo Benny Carter è stato un grande sostenitore della Gambarini, che negli ultimi tempi ha girato il mondo con la Dizzy Gillespie Alumni Big Band, diretta da Slide Hampton, e con Hank Jones, col quale ha anche inciso un disco in duo (You Are There, 2007).
Con l’uscita di Easy To Love (2006) la Gambarini si è vista piovere addosso i più importanti riconoscimenti, dalla nomination al Grammy sino al premio della critica americana come migliore cantante jazz in attività. E poi, finalmente, anche in Italia ci siamo accorti della sua intonazione impeccabile, l’abbagliante senso del ritmo, le sorprendenti doti improvvisative.

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Giovedì 6 marzo
RUBIERA (RE), TEATRO HERBERIA, ORE 21:00
OMER AVITAL BAND OF THE EAST
Avishai Cohen – tromba; Joel Frahm – sax tenore, sax soprano; Omer Klein – pianoforte;
Omer Avital – contrabbasso; Ziv Ravitz – batteria

Tra i giovani emergenti della scena newyorkese, Omer Avital è uno di quelli che più hanno sorpreso il pubblico e acceso l’interesse dei critici. I suoi gruppi sono ribollenti di ritmo come quelli guidati da Charles Mingus, le sue composizioni sbalordiscono per la loro inventiva a piede libero, mentre al contrabbasso Avital è capace di accostare linee armoniose a repentini passaggi di graffiante spigolosità.
Nato in una piccola cittadina in Israele, dove ha intrapreso studi musicali classici, Omer Avital ha presto capito che la sua musica era il jazz, iniziando l’attività da professionista in piena adolescenza. Appena liberatosi dalle incombenze del servizio militare, Avital si trasferisce a New York, dove il suo talento viene immediatamente notato: tra i molti che lo vogliono al proprio fianco figurano Roy Haynes, Jimmy Cobb, Nat Adderley, Walter Bishop, Al Foster e Kenny Garrett. Ma Avital trova grandi stimoli anche tra i musicisti delle nuove generazioni, come Aaron Goldberg, Joshua Redman, Brad Mehldau, Kurt Rosenwinkel. Inizia presto anche l’attività di leader, con la quale ha modo di metter in luce il suo personale stile, nel quale la tradizione afroamericana si integra in maniera innovativa con gli stimoli e le influenze etniche del suo percorso formativo.

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Venerdì 7 marzo
RIMINI, TEATRO DEGLI ATTI, ORE 21:15
JASON MORAN SOLO
Jason Moran – pianoforte
NASHEET WAITS “EQUALITY” feat. Jason Moran
Jason Moran – pianoforte; Logan Richardson – sax alto;
Tarus Mateen – basso; Nasheet Waits – batteria

Una serata in compagnia delle giovani forze del jazz newyorkese. Già dal nome, “Equality”, il quartetto capitanato da Nasheet Waits (nato nel 1971 a Manhattan) dimostra l’importanza che in esso riveste il contributo di ogni suo membro. Le sorprendenti doti tecniche di Waits, maestro delle poliritmie come delle sfumature coloristiche, lo hanno reso uno dei batteristi più richiesti della sua generazione: ha fatto parte stabilmente dei gruppi di Andrew Hill, John Patitucci e Fred Hersch e le sue collaborazioni si estendono anche a Jackie McLean, Ron Carter, la Mingus Big Band…
Con gli “Equality” Waits si trova per la prima volta nel ruolo di leader. Un passo importante che il batterista affronta in compagnia di musicisti coi quali l’intesa è ormai telepatica: alla base di questo quartetto troviamo infatti i membri di uno dei trii più fiammanti delle ultime stagioni, i Bandwagon di Jason Moran, dei quali Waits è il batterista stabile.
E proprio Jason Moran fornirà a questa serata una introduzione in piano solo: un’occasione per apprezzare la sua tecnica funambolica e lo stile capace di riassumere l’intera storia del pianismo jazz con un tocco modernista. Del resto, non è un caso se Moran (nato in Texas nel 1975) è considerato sin dai suoi esordi uno dei più sorprendenti prodigi del pianismo afroamericano.

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Sabato 8 marzo
MASSA LOMBARDA (RA), SALA DEL CARMINE, ORE 21:00
BARBARA CASINI “FORMIDABLE!”
feat. Fabrizio Bosso, Pietro Lussu, Pietro Ciancaglini
Le canzoni di Charles Trenet

Barbara Casini – voce; Fabrizio Bosso – tromba;
Pietro Lussu – pianoforte; Pietro Ciancaglini – contrabbasso

Innumerevoli volte ci ha deliziato con il suo sconfinato amore per la musica popolare brasiliana, della quale ha esplorato il repertorio dei più importanti compositori, con una predilezione, negli ultimi anni, per Chico Buarque. Ora Barbara Casini cambia continente, ma non la forma musicale prediletta: la canzone d’autore. Questo nuovo progetto della Casini ci porta infatti dall’America Latina alle rive della Senna, per un omaggio a quei capolavori di ironia e tenerezza che sono le canzoni di Charles Trenet. Nuove le musiche, ma nuova anche la formazione che accompagna la Casini: un gruppo composto da tre affermatissimi jazzisti italiani, tra i quali spicca il ruolo solistico di Fabrizio Bosso.
Senza rinunciare al suo tocco latino negli arrangiamenti, la Casini ripercorre tutti i periodi creativi dell’indimenticabile cantautore transalpino, le cui ottocento e più composizioni hanno accompagnato lo svolgersi del secolo scorso dagli anni Trenta ai Novanta: a canzoni evergreen come Que reste-t-il de nos amours e Bonsoir jolie madame, si affiancano i più recenti, ma sempre egualmente poetici e arguti, motivi dell’ultimo disco di Trenet.

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Mercoledì 12 marzo
PIACENZA, TEATRO PRESIDENT, ORE 21:15
“Piacenza Jazz”
CEDAR WALTON QUINTET
Cedar Walton – pianoforte;
Piero Odorici – sax tenore; Roberto Rossi – trombone;
David Williams – contrabbasso; Joe Farnsworth – batteria

Nativo di Dallas, classe 1934, Cedar Walton arrivò sulla scena newyorkese alla fine degli anni Cinquanta. In un batter d’occhio fu con Kenny Dorham, J.J. Johnson, il mitico Jazztet di Art Farmer e Benny Golson. Nel 1959 fu il primo pianista a eseguire Giant Steps con John Coltrane: nel jazz, è l’equivalente della prima scalata al K2. Ma la sua grande occasione venne con Art Blakey, dei cui Jazz Messengers si trovò a essere direttore musicale oltre che pianista. Tra il 1961 e il 1964, le composizioni e gli arrangiamenti di Walton lasciarono il segno su alcuni dei più importanti album della formazione e quindi della storia dell’hard bop: Mosaic, Buhaina’s Delight, Caravan, Ugetsu, Free For All.
Come leader, Walton ha trovato la sua dimensione ideale nei piccoli gruppi: il trio che ha guidato per anni con David Williams e Billy Higgins è una delle formazioni imprescindibili del suo genere. Oggi, dopo la scomparsa di Higgins, si presenta con Joe Farnsworth alla batteria, mentre due dei principali solisti italiani allargano il gruppo alla dimensione del quintetto: una garanzia di creatività, brillantezza ritmica e spessore solistico.

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Venerdì 14 marzo
CASTEL SAN PIETRO TERME (BO), PALA RSCONGRESSI, ORE 21:15
“Cassero Jazz”
JAVIER GIROTTO & AIRES TANGO
Javier Girotto – sax soprano, sax baritono, flauti andini;
Alessandro Gwis – pianoforte; Marco Siniscalco – basso;
Michele Rabbia – percussioni

Aires Tango è la più fortunata delle creazioni musicali ideate da Javier Girotto: sin dal suo apparire alla metà degli anni Novanta, questo quartetto ha riscosso un incontrastato consenso da parte del pubblico, che gli ha permesso di continuare la sua attività creativa sino a oggi senza modifiche nell’organico originario. Con gli Aires Tango, Girotto fa compiere un balzo verso la libertà improvvisativa al tango, musica che Piazzolla aveva già svincolato dai rigidi schemi della sua forma tradizionale. Nelle mani di Girotto, il melos e i ritmi della musica argentina si prestano all’improvvisazione jazzistica, diventando tasselli per le più coinvolgenti fantasie strumentali: l’emozione musicale sudamericana con il fascino dell’inaspettato tipico del jazz.
Javier Girotto, che è nato a Cordoba nel 1965, si è formato tra la natia Argentina e gli Stati Uniti, dove ha studiato al Berklee College of Music. Giunto in Italia all’inizio degli anni Novanta, vi si è subito ambientato musicalmente, dando vita a numerosi gruppi a suo nome e collaborando con artisti come Enrico Rava, Luciano Biondini, Peppe Servillo, la francese Orchestre National du Jazz.

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Sabato 15 marzo
CASTEL SAN PIETRO TERME (BO), PALA RSCONGRESSI, ORE 21:15
“Cassero Jazz”
MICHELE RABBIA SOLO
“Musica presa alla lettera”

Michele Rabbia – percussioni
ROSCOE MITCHELL & WADADA LEO SMITH DUO
Roscoe Mitchell – sassofoni, flauti; Wadada Leo Smith - tromba

L’incontro tra Roscoe Mitchell e Wadada Leo Smith ci pone di fronte a una delle più importanti pagine della storia della musica afroamericana.
Nel 1965 Roscoe Mitchell fu uno dei fondatori dell’AACM, l’associazione che raccolse gli spiriti più creativi della scena di Chicago. Di lì a poco il gruppo di musicisti nato in seno all’AACM prese il nome di Roscoe Mitchell Art Ensemble. Entro la fine degli anni Sessanta, il gruppo era diventato l’Art Ensemble Of Chicago, una delle jazz band più celebrate dei successivi decenni, di sicuro la più influente nel campo del free jazz.
Originario dello stato del Mississippi (è nato a Leland nel 1941), Wadada Leo Smith giunse sulla scena musicale di Chicago nel 1967, quando l’AACM era in pieno fermento. Roscoe Mitchell lo introdusse nell’associazione dandogli modo di entrare in contatto con quelli che sarebbero stati i più importanti partner musicali del suo avvenire: Anthony Braxton, Leroy Jenkins, Lester Bowie, Muhal Richard Abrams, Joseph Jarman, George Lewis…
In apertura della serata, l’esibizione del torinese Michele Rabbia andrà ben oltre la dimensione del concerto in solo: “Musica presa alla lettera” è anche performance e reading, un teatro musicale dove il suono si muove assieme alle parole, prelevate da Dino Campana, Carmelo Bene, Antonin Artaud e Abbas Kiarostami.

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Domenica 16 marzo
CASTEL SAN PIETRO TERME (BO), PALA RSCONGRESSI, ORE 21:15
“Cassero Jazz”
NICOLE MITCHELL INDIGO TRIO
Nicole Mitchell – flauti, voce;
Harrison Bankhead – contrabbasso, violoncello;
Hamid Drake – batteria, tamburo a cornice

Tra le giovani leve della musica di Chicago, Nicole Mitchell occupa un posto di tutto rilievo, essendo la vicepresidente della storica Associazione per l’Avanzamento dei Musicisti Creativi (AACM). Più volte vincitrice come flautista emergente del referendum indetto da Down Beat tra i critici statunitensi, la Mitchell ha lavorato a stretto contatto con le più notevoli personalità dell’avanguardia americana: George Lewis, Leroy Jenkins, Malachi Favors… Come il suo curriculum lascia immaginare, la Mitchell ha una vocazione particolare per l’esplorazione al di là dei confini conosciuti della musica improvvisata, sia attraverso l’utilizzo di una tecnica strumentale particolarmente creativa che grazie all’adozione di sonorità inedite per il suo strumento, il flauto. Nella sua musica si ritrovano poi spesso espressioni visionarie e spirituali.
Nel suo Indigo Trio, la Mitchell ha raccolto attorno a sé altri due musicisti di spicco della scena chicagoana: il bassista Harrison Bankhead, nella cui pulsazione avanguardistica si ritrovano forti richiami anche ai bassisti chicagoani della ‘vecchia’ scuola (Milt Hinton e Wilbur Ware), e il batterista e multipercussionista Hamid Drake, celebre per l’attuale sodalizio con William Parker.

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Lunedì 17 marzo
MASSA LOMBARDA (RA), SALA DEL CARMINE, ORE 21:00
MINA AGOSSI TRIO
Mina Agossi – voce; Eric Jacot – contrabbasso; Ichiro Onoe – batteria

La musica del trio di Mina Agossi è pura pulsazione emotiva, una specie di rete elastica sulla quale rimbalza la voce della cantante franco-africana. Autrice di canzoni che versano una buona dose di vetriolo sul jazz downtown newyorkese, la Agossi non si sottrae alla prova delle più note jazz songs, alle quali sa applicare i più inaspettati travestimenti: i groove più attuali si affiancano a pose cabarettistiche, mentre una sana dose di humour rende possibile il matrimonio tra underground e canzoni di Cole Porter. L’uso costantemente creativo delle scansioni ritmiche, come un caleidoscopio in cui le figure sonore glissano le une nelle altre, trasforma poi questa musica in un vero teatro del ritmo.
Mina Agossi collabora abitualmente con Archie Shepp e ha un passato da attrice che trapela dal prorompente carisma col quale tiene la scena, dall’estasi con la quale si impossessa delle canzoni, dal piglio seducente con cui tiene in mano il pubblico: la sua voce è capace di trascolorare dalla perdizione di Marlene Dietrich all’innocenza di Judy Garland.

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Martedì 18 marzo
CASALGRANDE (RE), TEATRO FABRIZIO DE ANDRÉ, ORE 21:15
TÉREZ MONTCALM QUINTET
Térez Montcalm – voce, chitarra;
Carl Naud – chitarra; Luc Beaugrand – tastiere;
François Marion – contrabbasso; Alain Bastien – batteria

Nel giro di poco tempo dall’uscita del suo più recente album, Voodoo, Térez Montcalm si è trovata istantaneamente al centro dell’interesse mediatico e delle preferenze del pubblico. Merito, certamente, della sua voce graffiante, al servizio di una serie di canzoni di provenienza eterogenea: Annie Lennox, Elton John, Jimi Hendrix, Irving Gordon, Michel Legrand, Johnny Mercer. Un insieme variegato in cui il dna pop dei brani selezionati si arricchisce di riflessi jazzistici che ne aumentano l’appeal. La Montcalm sa trovare per ogni canzone un raffinato equilibrio tra gli stili, illuminando i risvolti più intimi dei testi cantati. Le soluzioni musicali di Voodoo, con il loro raffinato amalgama di suoni acustici ed elettrificati, rivelano un tocco interpretativo elegante e delicato.
Ma il successo non è giunto all’improvviso per la cantante e chitarrista canadese: dopo un esordio discografico, nel 1994, che aveva attirato l’attenzione dell’ambiente musicale pop-rock nordamericano, la Montcalm è rimasta sempre attiva sulla scena sperimentale canadese.

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Mercoledì 19 marzo
BOMPORTO (MO), TEATRO COMUNALE, ORE 21:15
NIÑO JOSELE “PAZ”
feat. Horacio “El Negro” Hernandez & Esperanza Spalding
Tribute to Bill Evans
Niño Josele – chitarra; Esperanza Spalding – contrabbasso;
Horacio “El Negro” Hernandez – batteria

Niño Josele è nato in Spagna, ad Almeria, nel 1974, ultimo discendente di una dinastia di chitarristi di flamenco. Se non che, folgorato dall’ascolto delle interpretazioni di Bill Evans, Niño Josele ha completamente ripensato il modo di intendere la chitarra flamenca. “Paz” nasce appunto dal bisogno di condividere questa sua visione, che getta un ponte tra il jazz e il ballo spagnolo, trascinando gli spunti della musica afroamericana verso inaspettati sviluppi. In “Paz” la chitarra si sostituisce al pianoforte di un trio jazzistico creando un melange musicale che non è più flamenco ma non è neanche fusion: è piuttosto qualcosa di nuovo e ancora inclassificabile nato dall’incontro tra i due universi poetici. Nel presentare alcuni dei temi più noti del repertorio di Bill Evans, da Waltz For Debby a My Foolish Heart e Peace Piece, Josele sa ricreare quel senso di stupefatta commozione che è sempre stato il tratto più personale della musica di Bill Evans. A sostenere Niño Josele in questa avventura musicale troviamo due ‘funamboli’ del ritmo come la giovanissima Esperanza Spalding e Horacio “El Negro” Hernandez, il trait d’union perfetto tra i ritmi latini e quelli jazz.

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Giovedì 20 marzo
IMOLA (BO), TEATRO DELL’OSSERVANZA, ORE 21:15
“HOMAGE TO ART BLAKEY” feat. former JAZZ MESSENGERS
Philip Harper – tromba; Curtis Fuller – trombone;
Benny Golson – sax tenore; Javon Jackson – sax tenore;
Johnny O’Neal – pianoforte; Peter Washington – contrabbasso; Louis Hayes – batteria
produzione originale

Sarebbe bastato il suo tumultuoso impulso ritmico per fare di Art Blakey una delle colonne portanti della mitologia jazzistica. Sennonché, dai primi anni Cinquanta sino alla sua scomparsa, nel 1990, il batterista di Pittsburgh ha capitanato i Jazz Messengers, una delle formazioni che maggiormente hanno definito lo standard del jazz degli ultimi decenni, nella linea che va dall'hard bop all’odierno mainstream.
Coi Messengers, Blakey ha dimostrato di essere, oltre che un magistrale batterista, un ineguagliabile talent scout; nel suo gruppo, dall’organico in continua evoluzione, si è sempre circondato di giovani musicisti destinati, dopo il battesimo con Blakey, a imporsi a loro volta negli annali del jazz: Lee Morgan, Wayne Shorter, Freddie Hubbard, Johnny Griffin, Jackie McLean, Donald Byrd, Bobby Timmons, Cedar Walton, Benny Golson, Branford e Wynton Marsalis, Keith Jarrett…
Così oggi, a mettere assieme una rimpatriata di ex componenti dei Messengers, non si può che dare vita a una all star pronta ad accendere la miccia del jazz più esplosivo. In questo “Omaggio ad Art Blakey” ritroviamo diverse generazioni dei suoi ex compagni, dai veterani Benny Golson e Curtis Fuller, protagonisti delle stagioni dei Messengers a cavallo tra anni Cinquanta e Sessanta, ai più giovani Javon Jackson, Philip Harper, Johnny O'Neal e Peter Washington. Al posto che fu di Blakey siede un batterista non meno ricco di storia personale, Louis Hayes: ve lo ricordate con Horace Silver, Cannonball Adderley, Oscar Peterson, John Coltrane e una miriade di altri?

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Mercoledì 26 marzo
MODENA, BALUARDO DELLA CITTADELLA, ORE 21:30
TOM HARRELL QUINTET “Light On”
Tom Harrell – tromba, flicorno;
Wayne Escoffery – sax tenore; Danny Grissett – pianoforte;
Ugonna Okegwo – contrabbasso; Johnathan Blake – batteria

La capacità di riversare flussi melodici all’interno delle più serrate improvvisazioni rende Tom Harrell un creatore di incantesimi più che di assoli. Arricchitosi suonando nei gruppi di Horace Silver, Lee Konitz, Phil Woods, ma anche con Gerry Mulligan e Bill Evans, Tom Harrell da quasi venti anni si esibisce prevalentemente in veste di leader, soprattutto in quintetto.
Harrell è un trombettista dalla salute sciagurata (soffre di schizofrenia) sul quale il contatto con la tromba pare avere un effetto miracoloso: la musica emerge dal suo strumento come illuminata dall’interno, olimpicamente serena. In tutto ciò c’è qualcosa che ricorda Chet Baker, compresa la poeticità e naturalezza con cui sa riassumere il discorso musicale in poche note, solo quelle giuste. Ma a fianco di questo amore per la melodia, Harrell sa anche sfoderare sferzate ritmiche elettrizzanti.
Pluripremiato come strumentista (ha ripetutamente vinto il referendum di Downbeat, sulla cui classifica compare ininterrottamente tra i migliori trombettisti dal 1977) da diversi anni lo è anche come compositore. Ed è proprio nella duplice veste di autore e solista che lo si può apprezzare nel suo più recente progetto, Light On.

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Giovedì 27 marzo
RIMINI, TEATRO NOVELLI, ORE 21:15
ENRICO RAVA SPECIAL PROJECT w. ROSWELL RUDD & GIANLUCA PETRELLA
Enrico Rava – tromba; Roswell Rudd – trombone;
Gianluca Petrella – trombone; Giovanni Guidi – pianoforte;
Manolo Cabras – contrabbasso; João Lobo – batteria
produzione originale

Questa collaborazione tra Enrico Rava, il più popolare e apprezzato dei jazzisti italiani, Gianluca Petrella e Roswell Rudd, uno dei colossi del free storico, ha tutti i connotati dell’evento speciale, ma niente affatto occasionale. Nel 1967, quando Rava si trasferì a New York, Rudd fu tra i principali compagni di musica del trombettista triestino. Già perfettamente inserito nella scena del free europeo sin dai primi anni Sessanta (indimenticabili le collaborazioni con Gato Barbieri, Don Cherry, Mal Waldron e Steve Lacy), una volta sbarcato negli States Rava si trovò immediatamente in sintonia con i principali esponenti dell’avanguardia newyorkese: oltre a Rudd, ricordiamo Cecil Taylor, Carla Bley, Charlie Haden, Rashied Ali. Lo sperimentalismo di queste collaborazioni ha certamente influito sull’attuale creatività di Rava, rendendone del tutto personale l’approccio al mainstream jazzistico.
Nato nel 1935 in Connecticut, Roswell Rudd si è dimostrato versatile in ogni tipo di situazione jazzistica e molto attento anche ai contatti con le musiche africane. Ma Rudd è entrato nella storia del jazz soprattutto per il suo contributo nel campo dell’avanguardia, dove spiccano le collaborazioni con Archie Shepp, Cecil Taylor e Steve Lacy.

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Sabato 29 marzo
MASSA LOMBARDA (RA), SALA DEL CARMINE, ORE 21:00
DIMITRI SILLATO “PLAYGROUND” + special guest Achille Succi
Achille Succi – clarinetti; Dimitri Sillato – pianoforte, violino; Giancarlo Bianchetti – chitarra, batteria; Alessandro Altarocca – contrabbasso, pianoforte

Partendo dalle più solide basi, con un diploma in pianoforte e ulteriori studi di composizione e violino, Dimitri Sillato non è semplicemente approdato alla musica improvvisata: piuttosto ne ha coltivato costantemente l’interesse anche nel corso della sua formazione classica, giungendo a collaborare con Mike Patton, Vinicio Capossela, Cristina Zavalloni, Gabriele Mirabassi…
Il gruppo Playground nasce nel 2006, anno in cui Sillato entra nell’orbita del collettivo musicale “El Gallo Rojo”, uno degli ambienti più fervidi in Italia per lo sviluppo delle musiche creative liberamente discese dal jazz. Playground si distingue per un caleidoscopio di sonorità che attingono dalla musica contemporanea, etnica e jazz, muovendosi con la massima libertà nei territori dell’improvvisazione. Il polistrumentismo che caratterizza tutti i componenti del gruppo è punto di partenza di una inesauribile ricerca sonora, sulla base di composizioni, tutte a firma di Sillato, che pongono in primo piano la libertà musicale e il rischio della creazione estemporanea.
Playground, originariamente un trio, si presenta oggi come quartetto, con l’aggiunta dei clarinetti di Achille Succi, un altro musicista che, nonostante la giovane età, ha già frequentato i gruppi più blasonati: Uri Caine, Louis Sclavis, Franco D'Andrea…

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Domenica 30 marzo
RUSSI (RA), TEATRO COMUNALE, ORE 21:00
GIANMARIA TESTA & PAOLO FRESU DUO
Gianmaria Testa – voce, chitarra; Paolo Fresu – tromba, flicorno, effetti

Un duo fatto per creare poesia sonora, quello composto da Gianmaria Testa e Paolo Fresu. Piemontese, classe 1958, Testa ha sfondato in Francia e, di rimando, è diventato un cantautore di culto anche in Italia. Il suo ultimo album, Da questa parte del mare (2007), ha vinto la Targa Tenco come miglior disco dell’anno: in esso Testa è affiancato da musicisti coi quali collabora abitualmente (Gabriele Mirabassi, Fresu, Enzo Pietropaoli, Luciano Biondini) oltre che da Bill Frisell.
L’incontro tra Fresu, trombettista che più di ogni altro fa ‘cantare’ il suo strumento, e Testa non è giunto all’improvviso. I due hanno lavorato assieme in diverse occasioni, come un contesto orchestrale creato da Gianni Coscia e l’omaggio alle canzoni di Leo Ferré ideato da Roberto Cipelli. Ma nella raccolta dimensione del duo, Fresu e Testa si dedicano esclusivamente alla propria musica e in particolare alle canzoni di Testa. Massima semplicità di mezzi (voce, chitarra, tromba e un po’ di elettronica), atmosfere cariche di suggestioni, dettagli sonori sorprendenti, lirismo a fior di pelle: nell’universo musicale di Gianmaria Testa le canzoni sono messe a nudo nella loro emozionante essenzialità.

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Lunedì 31 marzo
CORREGGIO (RE), TEATRO ASIOLI, ORE 21:00
“Correggio Jazz - AterMundus”
FURIO DI CASTRI “ZAPPING”
Furio Di Castri – contrabbasso; Eric Vloeimans – tromba;
Mauro Negri – sax alto, clarinetto; Nguyên Lê – chitarra;
Rita Marcotulli – pianoforte; Joël Allouche – batteria

“Zapping” è sinonimo di creatività senza frontiere (basta guardare il respiro internazionale dei musicisti coinvolti) e soprattutto senza barriere stilistiche. Musicalmente parlando, tutto può succedere in questo omaggio al genio iconoclasta di Frank Zappa, figura centrale del rock californiano più anticonformista e riferimento intramontabile per chi vuole fare musica senza sottomettersi al sistema (economico, stilistico…). La convivenza degli estremi estetici e l’arte di cogliere l’ascoltatore all’improvviso, l’irriverenza e l’humour più nero sono le parole d’ordine di “Zapping”: partendo da capolavori zappiani come Hot Rats, King Kong e We’re Only In It For The Money si passa per cambiamenti repentini attraverso i ‘gesti’ sonori più vari, le idee musicali più contemporanee, le avanguardie e le sperimentazioni che hanno segnato gli ultimi decenni della musica europea e afroamericana.
Ideato da Furio Di Castri, uno dei contrabbassisti più eclettici della scena italiana, “Zapping” si nutre dell’estro di musicisti altrettanto creativi la cui intesa reciproca è resa telepatica dalle numerose precedenti collaborazioni.

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Martedì 1 aprile
BOLOGNA, TEATRO SAN MARTINO, ORE 21:15
TONY MALABY TRIO feat. William Parker & Nasheet Waits
Tony Malaby – sax tenore, sax soprano;
William Parker – contrabbasso; Nasheet Waits – batteria

Nato a Tucson in Arizona, Tony Malaby è attivo sulla scena newyorkese dalla metà degli anni Novanta. In questo periodo Malaby ha fatto parte di alcuni dei gruppi di maggior rilievo della scena cittadina (e quindi anche internazionale): la Liberation Music Orchestra di Charlie Haden, l’Electric Bebop Band di Paul Motian e il quintetto di Fred Hersch.
Sebbene il suo sax trovi il terreno ideale nel linguaggio post bop, Malaby è musicista dalle articolate capacità espressive, come dimostrano le sue numerose collaborazioni anche con rilevanti esponenti della scena jazzistica più avanzata, da Tim Berne a Marty Ehrlich.
Pure i gruppi guidati da Malaby rivelano la modernità del suo approccio al jazz e la capacità di saldare al meglio le istanze più contemporanee con i valori della tradizione afroamericana. Leader, tra l'altro, di un trio completato da Drew Gress e Paul Motian, Tony Malaby si presenta in questa occasione alla testa di una formazione dall’organico non meno importante. William Parker è uno dei riferimenti assoluti della musica di ricerca afroamericana degli ultimi tre decenni: per il New York Times è “il collante delle avanguardie jazz newyorkesi”. Nasheet Waits è un vero motore creativo, parte integrante dei Bandwagon di Jason Moran e dei recenti gruppi di Andrew Hill e John Patitucci.

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Venerdì 4 aprile
CERVIA (RA), TEATRO COMUNALE, ORE 21:00
LORENZO TUCCI “DRUMONK” feat. Fabrizio Bosso & Pietro Ciancaglini
Tribute to Thelonious Monk

Fabrizio Bosso – tromba;
Pietro Ciancaglini – contrabbasso; Lorenzo Tucci – batteria

“Drumonk” è un’immersione nel mondo creativo di Thelonious Monk improntata alla massima originalità, non solo perché le composizioni di Monk (tra le più ritmicamente e armonicamente sorprendenti dell’intera storia del jazz) sono qui viste dalla parte della batteria, ma anche perché si rinuncia del tutto allo strumento su cui furono concepite, il pianoforte. Nelle mani di Tucci le sfaccettate pagine monkiane ricevono un trattamento musicale che ne accentua l’assoluta modernità, anche attraverso gli insoliti impasti timbrici resi possibili dal particolare organico impiegato.
Lorenzo Tucci, non nuovo a esperienze come leader (ricordiamo il recente trio LTC), è tra i più affermati batteristi italiani: è uno dei fondatori degli High Five Quintet, con i quali ha inciso due fortunati dischi per Via Veneto Jazz oltre al best seller Handful Of Soul assieme al cantante Mario Biondi. Tucci suona poi abitualmente nelle formazioni di Rosario Giuliani, Fabrizio Bosso e nel quintetto Trumpet Legacy codiretto da Bosso e Flavio Boltro.
In “Drumonk”, Tucci è affiancato da due musicisti ai quali è legato da un rapporto fruttuoso e di lunga data, consolidato dalla comune esperienza negli High Five: Fabrizio Bosso e Pietro Ciancaglini.

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Sabato 5 aprile
CORREGGIO (RE), TEATRO ASIOLI, ORE 21:00
“Correggio Jazz”
DIANNE REEVES featuring
Peter Martin, Romero Lubambo, Reuben Rogers, Antonio Sanchez
Dianne Reeves – voce;
Peter Martin – pianoforte; Romero Lubambo – chitarra;
Reuben Rogers – contrabbasso; Antonio Sanchez – batteria
prima europea

Originaria di Detroit, Dianne Reeves è la principale voce femminile del jazz odierno, una delle poche vere jazz divas in attività, e la sua recente apparizione nel film di George Clooney Good Night, and Good Luck non è certo passata inosservata. La colonna sonora del film è valsa alla Reeves la sua quarta vittoria ai Grammy Awards come migliore cantante di jazz.
La carriera solistica della Reeves inizia a decollare all’inizio degli anni Ottanta. Nel 1984 va in tournée con Harry Bellafonte poi, nel 1987, è la prima cantante a essere messa sotto contratto dalla rinata Blue Note, che da allora è rimasta la sua etichetta discografica. Abituata a muoversi con disinvoltura tra il jazz e il pop, negli ultimi dieci anni la Reeves si è concentrata principalmente sulla sua attività jazzistica, portando a nuovi fasti il lascito di Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan e Carmen McRae. Particolarmente importante è stata la sua collaborazione con Wynton Marsalis e la Lincoln Center Jazz Orchestra.
Il gruppo messo in piedi dalla Reeves per la tournée europea che prende il via proprio a Correggio è composto da musicisti magistrali: Romero Lubambo è l’anima del Trio Paz, Reuben Rogers il bassista di fiducia anche del trio della Reeves, mentre Antonio Sanchez è uno dei nuovi astri della batteria jazz, coccolato da Chick Corea e Pat Metheny.

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Domenica 6 aprile
CORREGGIO (RE), TEATRO ASIOLI, ORE 21:00
“Correggio Jazz”
MEDESKI MARTIN & WOOD
John Medeski – tastiere, organo, pianoforte;
Billy Martin – batteria, percussioni; Chris Wood – basso
esclusiva italiana

Il sodalizio di Medeski Martin & Wood prese forma nel 1991 a New York, dalle parti di Brooklyn, dove Medeski e Wood erano da poco giunti, provenienti da una delle scuole di musica più prestigiose del paese, il New England Conservatory di Boston. Le scelte musicali furono poi dettate dall’istinto: i ritmi più contemporanei, come l’hip hop, furono usati in strutture armonicamente ricche e aperte all’improvvisazione, come nel jazz. Le sonorità ipnotiche del trio si muovevano su una libertà ritmica tipicamente jazzistica ma il beat era ben più innovativo. Iniziò così l’avventura del gruppo, proseguita poi in maniera inarrestabile: alle prime produzioni discografiche per piccole etichette indipendenti seguì una serie di fortunati dischi per la Blue Note. Nel frattempo l’attività live, da sempre la preferita dai tre musicisti, si era allargata dalla scena della East Coast all’intero pianeta.
Oggi Medeski Martin & Wood hanno una loro etichetta, inaugurata da un disco del trio in compagnia di John Scofield, e continuano a girare i continenti con lo spirito di sempre: liberi di creare le melodie più accattivanti e sostenerle con i grooves più travolgenti.

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Martedì 8 aprile
IMOLA (BO), TEATRO DELL’OSSERVANZA, ORE 21:15
DAVID MURRAY BLACK SAINT QUARTET
David Murray – sax tenore, clarinetto basso; Lafayette Gilchrist – pianoforte;
Jaribu Shahid – contrabbasso; Hamid Drake – batteria
prima italiana

Classe 1955, nato e cresciuto in California, David Murray nel 1975 si trasferisce a New York, dove nel giro di pochi anni diventa uno dei personaggi simbolo del jazz più creativo. Iniziando da Cecil Taylor e Dewey Redman e continuando con Anthony Braxton, Don Cherry e Lester Bowie, Max Roach ed Elvin Jones, Murray accumula un impressionante numero di collaborazioni. Nel 1976 crea il World Saxophone Quartet, un gruppo per il quale l’aggettivo mitico è quasi riduttivo e che segna l’inizio dell’inarrestabile ascesa di Murray come leader. Gli anni Ottanta sono il decennio nel quale il suo talento si afferma definitivamente a capo dei propri gruppi. Nella sua musica si incrociano le vampate di Albert Ayler e gli ideali coltraniani, mentre l’estetica free entra in contatto con le musiche africane e, più di recente, con altri fermenti etnici.
La produzione discografica di Murray è sterminata, attestandosi a ben oltre duecento dischi. Tra questi, Murray ha firmato diciotto album come leader per l’etichetta italiana Black Saint. In occasione della riedizione digitale di queste importanti opere, Murray ha rimesso in piedi il Black Saint Quartet per tornare a eseguire le musiche immortalate per l’etichetta milanese assieme a nuove composizioni: un jazz aperto sull’avvenire nel quale è sempre ben chiaro anche il senso della tradizione.

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Giovedì 10 aprile
CASALGRANDE (RE), TEATRO FABRIZIO DE ANDRÉ, ORE 21:15
FRANCO AMBROSETTI & URI CAINE TRIO
“The Wind”

Franco Ambrosetti – tromba; Uri Caine – pianoforte;
Kenny Davis – contrabbasso; Ben Perowsky – batteria

The Wind è una composizione di Russ Freeman portata al successo da Chet Baker (con orchestra d’archi) nei primi anni Cinquanta: assieme ad altri omaggi a grandi strumentisti come Sonny Rollins e Michael Brecker, fa parte del programma musicale del nuovo album di Franco Ambrosetti, il suo tredicesimo per l’importante etichetta tedesca Enja.
Nato nel 1941 a Lugano, Ambrosetti ha esordito all’inizio degli anni Sessanta, suonando anche nei gruppi del padre Flavio, pure lui jazzista, in compagnia di musicisti del calibro di George Gruntz e Daniel Humair. Successivamente, Ambrosetti ha collaborato con Phil Woods, Dexter Gordon, Cannonball Adderley, Joe Henderson, mentre dei gruppi da lui guidati hanno fatto parte, tra i tanti, John Scofield, Ron Carter, Dave Holland, Kenny Barron. Per The Wind Ambrosetti ha completamente rinnovato la sua formazione. Ad accompagnare il trombettista svizzero c’è infatti niente meno che il trio di Uri Caine. Per questa occasione il pianista di Philadelphia, la cui incontenibile creatività gli è valsa una fama planetaria, ha anche composto delle nuove musiche.

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Venerdì 11 aprile
CESENATICO (FC), TEATRO COMUNALE, ORE 21:00
GIANCARLO SCHIAFFINI “PHANTABRASS”
Dedicated to George Gershwin

Giancarlo Schiaffini – direzione, trombone; Silvia Schiavoni – voce; Luca Calabrese – tromba, flicorno; Flavio Davanzo – tromba; Alberto Mandarini – tromba, flicorno; Lauro Rossi – trombone; Massimo Zanotti – trombone; Giampiero Malfatto – euphonium; Martin Mayes – corno;
Gianluigi Paganelli – tuba; Giovanni Maier – contrabbasso; U. T. Gandhi – batteria
produzione originale

Nato a Roma nel 1942, Giancarlo Schiaffini è uno dei più importanti esponenti del free italiano. Egualmente a suo agio nella musica contemporanea colta, Schiaffini ha collaborato con compositori del calibro di Luigi Nono e John Cage, venendo ospitato dalle più importanti istituzioni musicali, dal Teatro alla Scala al Lincoln Center di New York.
Il Phantabrass, ideato da Schiaffini nel 2005, è apertamente ispirato alla Brass Fantasy di Lester Bowie e ne condivide l’inusuale organico: un largo campionario di ottoni, più contrabbasso e batteria. Ma le scelte musicali di Schiaffini sono poi del tutto personali, capaci di rivolgersi, per la loro ispirazione, non solo all’intero arco della storia del jazz, dal dixieland al free, ma a esperienze ben più variegate, dalla musica rinascimentale a quella contemporanea.
In occasione di Crossroads il Phantabrass ospiterà inoltre la splendida voce di Silvia Schiavoni, per presentare un omaggio a George Gershwin, le cui celebri composizioni forniranno il terreno ideale per gli arrangiamenti di Schiaffini, sempre in bilico tra elaborazione formale e la libera polifonia dei solisti.

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Sabato 12 aprile
DOZZA (BO)
ENOTECA REGIONALE DELL'EMILIA-ROMAGNA, ORE 18:00
“EnoDozzaJazz”
LULLO MOSSO “Mototrabbasso”
Lullo Mosso – contrabbasso
TEATRO COMUNALE, ORE 21:30
“Dozza Jazz”
FABRIZIO PUGLISI / ERNST GLERUM / HAN BENNINK TRIO
Fabrizio Puglisi – pianoforte; Ernst Glerum – contrabbasso; Han Bennink – batteria

Nato nel 1969 a Catania, Fabrizio Puglisi nel 1987 si trasferisce a Bologna, dove accresce la sua conoscenza del pianoforte e del jazz suonando con Paolo Fresu e Sal Nistico. Collabora poi con Ernst Reijseger, Enrico Rava, Richard Galliano, Steve Grossman ed è tra i fondatori dell’associazione Bassesfere, mirata allo sviluppo delle musiche improvvisate.
Puglisi intraprende la strada della sperimentazione più accesa: dall’improvvisazione radicale del suo trio alle presenze nei gruppi Specchio Ensemble ed Eva Kant, sino agli incontri con Cristina Zavalloni, Lester Bowie e Don Moye. È proprio in questa direzione che si muove il trio che lo vede al fianco di due musicisti olandesi in totale sintonia reciproca: il contrabbassista Ernst Glerum e Han Bennink, il cui stile iconoclasta lo rende uno dei batteristi più emozionanti da vedere, oltre che ascoltare.
Nel pomeriggio, aspettando l’esibizione del trio Puglisi-Glerum-Bennink, il piemontese Lullo Mosso guiderà il suo contrabbasso attraverso un repertorio senza limiti di sorta. “Mototrabbasso” è appunto lo strumento che si trasforma in un veicolo per viaggiare tra le intuizioni musicali più diverse: il blues del Mississippi, la chanson esistenzialista francese, il rap, l’opera di Pechino, il bebop, la bulería spagnola…

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Domenica 13 aprile
CORREGGIO (RE), TEATRO ASIOLI, ORE 21:00
“Correggio Jazz - AterMundus”
ENRICO RAVA SPECIAL EDITION
Enrico Rava – tromba; Mauro Ottolini – trombone, tuba;
Dan Kinzelman – sax tenore, clarinetto; Daniele Tittarelli – sax contralto;
Claudio Quartarone – chitarra; Giovanni Guidi – pianoforte;
Francesco Ponticelli – contrabbasso; João Lobo – batteria
produzione originale

Le composizioni di Enrico Rava, molte delle quali ormai divenute veri e propri standard moderni, saranno al centro della proposta musicale della Special Edition capeggiata dal trombettista italiano più noto a livello internazionale: una formazione inedita, composta da jazzisti in gran parte italiani, tutti al di sotto dei 30 anni.
Negli ultimi tempi Rava è stato molto impegnato nella valorizzazione dei più giovani e promettenti musicisti nazionali, a partire dai suoi gruppi Under 21 e New Generation, alcuni dei cui membri confluiscono anche in questo nuovo progetto: Giovanni Guidi (che ha appena vinto il Top Jazz assegnato dalla rivista Musica Jazz come miglior nuovo talento dell’anno), Francesco Ponticelli e il batterista portoghese João Lobo. Tra gli altri membri della Special Edition figurano il sassofonista Dan Kinzelman, nativo del Michigan e già ripetutamente vincitore del premio che Down Beat assegna ai giovani studenti di musica, il chitarrista Claudio Quartarone e due strumentisti che negli ultimi tempi si sono fatti apprezzare in alcuni dei migliori contesti del jazz nazionale: Mauro Ottolini e Daniele Tittarelli.

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Mercoledì 16 aprile
MODENA, LA TENDA, ORE 21:30
JOHN PROULX TRIO feat. Chuck Berghofer & Joe La Barbera
John Proulx – voce, pianoforte;
Chuck Berghofer – contrabbasso; Joe La Barbera – batteria

John Proulx è un giovane cantante e pianista che colpisce all’istante per tutta una serie di affinità con Chet Baker: le origini nel mid-west statunitense, l’affermazione sulla scena di Los Angeles e, nello specifico musicale, l’emozionante espressività della sua voce. Certo, Proulx suona il pianoforte e non la tromba, ma come Chet Baker ha trovato la sua vocazione nel repertorio melodico del song book americano e degli standard, che interpreta con quell’impostazione vocale priva di vibrato con la quale Baker ridefinì le coordinate del canto jazzistico maschile.
Ma Proulx è un musicista che non vive di nostalgia per il jazz che fu e così le sue interpretazioni sono attente alla contemporaneità, gli arrangiamenti sofisticati e amabili, mentre nelle sue composizioni originali si ritrova la passione per il blues, il gospel, le ballad.
La sezione ritmica che accompagna Proulx, la stessa del suo esordio discografico Moon And Sand, è composta da due veterani del jazz della West Coast: Chuck Berghofer (già con Art Pepper, Gerry Mulligan…) e uno dei più avvincenti batteristi in attività, Joe La Barbera, celebre per essere stato partner di Bill Evans nel suo ultimo trio, ma anche di Jim Hall e Tony Bennett.

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Giovedì 17 aprile
FIORANO MODENESE (MO), TEATRO ASTORIA, ORE 21:00
DOCTOR 3
Danilo Rea – pianoforte; Enzo Pietropaoli – contrabbasso; Fabrizio Sferra – batteria

I Doctor 3 sono degli specialisti della forma canzone, che sanno scavare in ogni suo anfratto lirico, sia che si tratti di un classico del song book americano o, come più probabile, di un noto tema pop-rock riletto in chiave jazz. La sensibilità musicale di questo trio è stata appena confermata da Blue, un album dai toni poetici, umbratili, sussurrati, intimisti. Il senso melodico è debordante, lo slancio ritmico trasforma la semplice pulsazione in puro colore strumentale: non stupisce che i Doctor 3 abbiano saputo conquistarsi la stima del pubblico e la critica musicale in un batter d'occhio, sin dal loro esordio nel 1997.
Pluripremiati dalla stampa specializzata (hanno vinto il referendum Top Jazz di Musica Jazz sia come gruppo che per i loro dischi), oggi, con ben dieci anni di esperienza e cinque album di grande successo alle spalle, i Doctor 3 dimostrano di avere portato alla massima coerenza la loro idea originaria: dare una marcata personalità jazzistica agli spunti più interessanti del pop internazionale e della canzone italiana d’autore.

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Venerdì 18 aprile
IMOLA (BO), TEATRO DELL’OSSERVANZA, ORE 21:15
CHICO FREEMAN Y GUATACA
Chico Freeman – sax tenore, sax soprano, voce; Ivan Bridon – pianoforte; Felipe Cabrera – basso, voce; Rodrigo Rodriguez – percussioni, voce, rap; Françis Arnaud – batteria
esclusiva italiana

Nato a Chicago nel 1949, figlio del leggendario sassofonista Von Freeman, Chico Freeman non ha avuto timore a impugnare lo stesso strumento del padre e a calcarne le orme. La storia del jazz, del resto, non ha tardato molto a dargli ragione: sin dagli esordi, nei primi anni Ottanta, Chico è acclamato come una delle voci più promettenti del decennio, assieme ai suoi compagni di musica di allora, da Wynton Marsalis a Kevin Eubanks.
A Chico i limiti sono sempre andati stretti e così, oltre ad avere allargato le sue competenze strumentali (suona anche tromba e pianoforte), non ha mai gradito rimanere esclusivamente entro i confini del jazz mainstream. I suoi gruppi si sono distinti per la capacità di scovare percorsi sorprendenti tra gli stili, e il più recente tra questi, Guataca, sa muoversi con visionaria disinvoltura dal jazz e il R&B ai suoni etnici di svariata origine geografica, con una predilezione per gli accenti musicali afro-cubani. Futuristico e popolare, Guataca è un’apoteosi di ritmi e melodie in perenne trasformazione.
Nello slang cubano, “guataca” è una persona dalle grandi orecchie: colui che sa capire istantaneamente qual è il suo posto dentro la musica.

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Sabato 19 aprile
DOZZA (BO)
ENOTECA REGIONALE DELL'EMILIA-ROMAGNA, ORE 18:00
“EnoDozzaJazz”
EMANUELE PARRINI SOLO
“Viaggio al centro del violino”
TEATRO COMUNALE, ORE 21:30
“Dozza Jazz”
DINAMITRI JAZZ FOLKLORE feat. Sadiq Bey
Sadiq Bey – voce; Dimitri Grechi Espinoza – sax alto;
Beppe Scardino – sax baritono; Gabrio Baldacci – chitarre; Emanuele Parrini – violino;
Pee Wee Durante – Hammond, tastiere; Andrea Melani – batteria; Simone Padovani – percussioni

Il Dinamitri Jazz Folklore di Dimitri Grechi Espinoza è da anni sinonimo di un amalgama di stili eterogenei all’interno di una cornice jazzistica. Dal recente incontro tra la formazione del sassofonista di origini russe e il poliedrico Sadiq Bey (cantante, performer, poeta) è nato Congo Evidence: un percorso a ritroso nelle forme della musica jazz, dalle avanguardie storiche (Ornette Coleman, Eric Dolphy…) al be bop, da questo all’improvvisazione polifonica di New Orleans e poi ancora indietro fino alle radici blues e africane. Il tutto servito con sensibilità moderna e un senso di rituale teatralità.
Sadiq Bey, originario di Detroit e oggi attivo a Berlino, ha collaborato con artisti come Don Byron e Uri Caine, per il quale ha scritto il libretto di Othello Syndrome, opera che ha avuto la sua prima alla Biennale Musica di Venezia nel 2003.
Nella solo performance pomeridiana di Emanuele Parrini, si potranno ammirare le mille espressioni del suo violino: furioso, dolente, concitato, delicato… Parrini, oltre a far parte del Dinamitri Jazz Folklore, suona nell’Italian Instabile Orchestra e ha collaborato con Tiziana Ghiglioni, Butch Morris e Luis Bacalov.

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Domenica 20 aprile
RUSSI (RA), TEATRO COMUNALE, ORE 21:00
DOCTOR 3
Danilo Rea – pianoforte; Enzo Pietropaoli – contrabbasso; Fabrizio Sferra – batteria

I Doctor 3 sono degli specialisti della forma canzone, che sanno scavare in ogni suo anfratto lirico, sia che si tratti di un classico del song book americano o, come più probabile, di un noto tema pop-rock riletto in chiave jazz. La sensibilità musicale di questo trio è stata appena confermata da Blue, un album dai toni poetici, umbratili, sussurrati, intimisti. Il senso melodico è debordante, lo slancio ritmico trasforma la semplice pulsazione in puro colore strumentale: non stupisce che i Doctor 3 abbiano saputo conquistarsi la stima del pubblico e la critica musicale in un batter d'occhio, sin dal loro esordio nel 1997.
Pluripremiati dalla stampa specializzata (hanno vinto il referendum Top Jazz di Musica Jazz sia come gruppo che per i loro dischi), oggi, con ben dieci anni di esperienza e cinque album di grande successo alle spalle, i Doctor 3 dimostrano di avere portato alla massima coerenza la loro idea originaria: dare una marcata personalità jazzistica agli spunti più interessanti del pop internazionale e della canzone italiana d’autore.

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Mercoledì 23 aprile
LUGO (RA), TEATRO ROSSINI, ORE 21:00
“Lugo Opera Festival”
GIANNI COSCIA QUARTETTO FRESCOBALDI
“Frescobaldi per Noi”
Gianni Coscia – fisarmonica; Fulvio Sigurtà – tromba; Dino Piana – trombone;
Enzo Pietropaoli – contrabbasso

Le opere di Girolamo Frescobaldi (1583-1643) segnano l’alba della polifonia occidentale. Compositore rivoluzionario per i suoi tempi, ancora oggi i suoi temi e le tessiture armoniche sono un incanto per lo spirito e l’intelletto.
“Frescobaldi per noi” è una insolita rivisitazione di alcune composizioni del musicista ferrarese. Il materiale contrappuntistico di partenza è presentato nella sua forma originaria ma con un diverso aspetto timbrico, legato agli strumenti dell’organico proposto da Gianni Coscia. La musica di Frescobaldi diventa poi fonte di ispirazione per l’improvvisazione e la creazione di nuovi temi stilisticamente variegati. In “Frescobaldi per noi” si ritrovano dunque accostate atmosfere rinascimentali, sottolineate dalla presenza degli ottoni, e spregiudicate improvvisazioni di sapore jazzistico su temi originali di Coscia.
Gianni Coscia, il più celebre dei fisarmonicisti italiani, si muove da sempre a cavallo tra jazz, ricerca colta e musica popolare: un estro trasversale che nelle musiche di Frescobaldi trova un terreno ideale per la propria creatività. Il nuovo quartetto di Coscia è improntato alla massima originalità acustica: con il trombone di Dino Piana, un nome storico del jazz italiano, la tromba di Fulvio Sigurtà, un giovane talento italiano che si sta affermando sulla scena londinese, e il contrabbasso di Enzo Pietropaoli, tra i più versatili e affidabili della scena nazionale.

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Sabato 26 aprile
DOZZA (BO)
ENOTECA REGIONALE DELL'EMILIA-ROMAGNA, ORE 18:00
“EnoDozzaJazz”
PAOLO SORGE SOLO
Paolo Sorge – chitarra
TEATRO COMUNALE, ORE 21:30
“Dozza Jazz”
GASPARE DE VITO SOLO “5 Songs and 1 Story”
Gaspare De Vito – sax alto, flauto, loopstation
FRANCESCO CUSA SKRUNCH
Francesco Cusa – batteria, composizioni; Paolo Sorge – chitarra;
Carlo Natoli – chitarra baritono; Tony Cattano – trombone;
Piero Bittolo Bon – sax alto, clarinetto basso; Dario De Filippo – percussioni

Una musica abrasiva e irriverente quella che il batterista Francesco Cusa propone a capo del suo gruppo Skrunch. Il più recente disco di questa formazione, L’arte della guerra, prende spunto dall’omonimo trattato di Sun Tzu, ricavandone l’ispirazione per una musica di ricerca impetuosa ma anche umoristica, ricca di situazioni paradossali nei contenuti come nelle soluzioni strumentali. Cusa riesce a osservare le avanguardie newyorkesi, da John Zorn a Tim Berne, attraverso il filtro della sua cultura mediterranea, in cui il sole a picco deforma la musica rendendola un miraggio sonoro. Nato a Catania nel 1966, Cusa è tra i co-fondatori del collettivo bolognese Bassesfere. Oltre a collaborare con Cristina Zavalloni e il Trinkle Trio (con Michel Godard), Cusa è a capo di numerose formazioni dalla spiccata progettualità.
Come apertura della serata, Gaspare De Vito darà una prova in solitudine del suo personale modo di rivivere i temi musicali per mezzo dell’invenzione istantanea, secondo raffinate strategie che il sassofonista ha già mostrato al fianco di Giancarlo Schiaffini e dello stesso Cusa, tra gli altri.
Nel concerto pomeridiano, Paolo Sorge si addentrerà per vie ancora diverse nei territori dell’improvvisazione più creativa: la sua esibizione in solitudine alla chitarra si basa infatti su una specie di partitura algoritmica composta solo poche ore prima della performance.

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Sabato 3 maggio
RAVENNA, TEATRO ALIGHIERI, ORE 21:00
PAOLO FRESU / RICHARD GALLIANO / JAN LUNDGREN
“Mare Nostrum”
Paolo Fresu – tromba, flicorno, effetti; Richard Galliano – fisarmonica;
Jan Lundgren – pianoforte

Senza dubbio l’inedito trio composto da Paolo Fresu, Richard Galliano e Jan Lundgren è la novità più attesa della stagione: un vero supergruppo creatosi per una fortunata serie di coincidenze. Il fisarmonicista francese e il pianista svedese si sono conosciuti in Giappone, dove erano ospiti dello stesso festival. Galeotta fu una jam session durante la quale risultò evidente l’affinità tra i due musicisti. Poi, a completare l’opera, è giunto Paolo Fresu, tra i cui partner musicali figura anche il batterista del trio di Lundgren: un punto di contatto che ha reso possibile il loro incontro.
Fresu, Galliano e Lundgren accostano da sempre il jazz alla tradizione musicale dei loro paesi d’origine, senza precludersi i più ampi orizzonti stilistici. Così in “Mare Nostrum” confluiscono la canzone francese e il folklore svedese ma anche standard della musica brasiliana e i contributi originali dei tre membri del gruppo. “Mare Nostrum” è un jazz al passo coi tempi, dall’alto contenuto emozionale e in cui la componente melodica è fortemente valorizzata.

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Martedì 6 maggio
RUSSI (RA), TEATRO COMUNALE, ORE 21:00
JERRY BERGONZI QUARTET
“Tenor of the Times”
Jerry Bergonzi – sax tenore; Renato Chicco – pianoforte;
Dave Santoro – contrabbasso; Andrea Michelutti – batteria

Davanti alle esibizioni e alla maestria tecnica di Jerry Bergonzi, la critica non si è certo contenuta negli elogi, evidenziandone la miscela di “fervore, lirismo, urgenza espressiva e contemplazione”; “il rigore, il senso dell'avventura e la funambolica energia che lo anima”; “la propulsione inarrestabile, la fiamma interiore, il totale dominio tecnico dello strumento”; “la bellezza, il sentimento e l’organizzazione del materiale sonoro”.
Bostoniano, Jerry Bergonzi ha fatto i primi passi sulla scena internazionale in compagnia di Dave Brubeck, nella prima metà degli anni Settanta. Alla fine dello stesso decennio, Brubeck lo volle ancora come solista del suo quartetto, una delle formazioni più blasonate della scena jazz planetaria. Da allora, pur avendo collaborato con la crema del jazz internazionale, Bergonzi si è dedicato principalmente alla guida delle sue formazioni e alla didattica.
Bergonzi, forse con il solo Joe Lovano, è oggi il musicista che meglio definisce lo state of the art del linguaggio jazzistico sul sax tenore: le sue composizioni sono tra le più studiate dai jazzisti di ogni dove, mentre averlo come insegnante è un vero status symbol.

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Mercoledì 7 maggio
CASALGRANDE (RE), TEATRO FABRIZIO DE ANDRÉ, ORE 21:15
RALPH ALESSI & THIS AGAINST THAT feat. Ravi Coltrane
Ralph Alessi – tromba; Ravi Coltrane – sax tenore;
Andy Milne – pianoforte; Drew Gress – contrabbasso; Mark Ferber – batteria

Ralph Alessi è cresciuto nella zona di San Francisco, dove ha fatto le prime esperienze musicali, inclusa la partecipazione alla Liberation Music Orchestra di Charlie Haden. Si è poi trasferito a New York, sulla cui scena è attivo dai primi anni Novanta. Alessi ha collaborato con i principali innovatori della musica improvvisata degli ultimi due decenni, da Steve Coleman a Uri Caine, Don Byron, Sam Rivers. Non meno significative sono state poi le esperienze del trombettista al fianco di Bobby Previte e Tim Berne. Da diversi anni suona inoltre regolarmente assieme a Ravi Coltrane, secondogenito di Alice e John Coltrane.
Ravi, nato nel 1965, ha raccolto l’eredità del padre, imbracciando il sax tenore. Tra le sue prime esperienze musicali ci sono le collaborazioni con Elvin Jones e Rashied Ali, storici partner di John Coltrane. Ravi ha trovato la sua dimensione ideale nel jazz creativo newyorkese, collaborando frequentemente con Steve Coleman e pubblicando dischi per etichette di primo piano come RCA e Columbia. Una folta schiera di grandi musicisti lo ha voluto ospite dei propri gruppi: McCoy Tyner, Pharoah Sanders, Carlos Santana, Wayne Shorter, Herbie Hancock, Chick Corea, John McLaughlin…

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Giovedì 8 maggio
CORREGGIO (RE), TEATRO ASIOLI, ORE 21:00
“Correggio Jazz - AterMundus”
GIANLUCA PETRELLA INDIGO 4 “Kaleido”
Gianluca Petrella – trombone; Francesco Bearzatti – sax tenore, clarinetto;
Paolino Dalla Porta – contrabbasso; Fabio Accardi – batteria
feat. John De Leo – voce; Michele Papadia – Hammond, tastiere; Simone Padovani – percussioni

Venerdì 9 maggio
CORREGGIO (RE), SCUOLA DI MUSICA ERATO
“Correggio Jazz - AterMundus”
ore 15-18: WORKSHOP di TROMBONE
con GIANLUCA PETRELLA

Un sound innovativo, un uso dell’elettronica che ridefinisce i confini e le possibilità degli strumenti a fiato, una sorprendente capacità di mescolare avanguardia e tradizione, un repertorio musicale di grande impatto: così gli Indigo 4 hanno imposto la loro originalità, piuttosto che seguire le strade del jazz già esplorate da altri.
Nella front line degli Indigo 4 troviamo due dei più notevoli solisti tra quelli emersi negli anni più recenti in Italia. Il trombonista Gianluca Petrella, leader del gruppo, è fresco di una nuova vittoria nel referendum Top Jazz (dopo le affermazioni nel 2005 come miglior musicista e nel 2001 come miglior nuovo talento) e ormai collezionista di primi premi su Down Beat. Petrella, a Correggio anche in veste di didatta, è un fenomeno consolidato del jazz internazionale: nel suono del suo trombone è facile riconoscere il confine tra il jazz di oggi e quello del futuro. Solista non meno inventivo è il sassofonista Francesco Bearzatti, impostosi a capo di alcune delle più innovative formazioni del panorama italiano.
L’esordio discografico degli Indigo 4 su Blue Note nel 2004 è stato da poco bissato da Kaleido (2007), album arricchito dalla presenza di una serie di ospiti che potranno essere ascoltati anche in questa speciale edizione dal vivo del gruppo di Petrella: John De Leo, Michele Papadia e Simone Padovani.

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Sabato 10 maggio
CORREGGIO (RE), TEATRO ASIOLI, ORE 21:00
“Correggio Jazz”
“Chet Mood”
ENRICO RAVA / PHILIP CATHERINE /
RICCARDO DEL FRA / ALDO ROMANO QUARTET
Special tribute to Chet Baker
Enrico Rava – tromba; Philip Catherine – chitarra;
Riccardo Del Fra – contrabbasso; Aldo Romano – batteria
produzione originale

La coincidenza è quasi perfetta per questo omaggio a uno degli artisti più amati della storia del jazz: siamo infatti allo scoccare del ventesimo anniversario dalla tragica, e ancora misteriosa, scomparsa di Chet Baker, avvenuta il 13 maggio del 1988 ad Amsterdam.
A ricordare il poetico trombettista dell’Oklahoma sarà un quartetto all stars guidato da Enrico Rava e formato da musicisti accomunati dall’aver suonato con Chet in varie occasioni. Il chitarrista belga Philip Catherine entrò nella sfera di Chet Baker nei primi anni Ottanta. Riccardo Del Fra fu uno dei più regolari partner musicali del trombettista durante il suo ultimo decennio di attività. Nel caso di Aldo Romano, il primo incontro con Chet risale al 1963, durante l’angelico e scapestrato primo periodo in Europa del trombettista. A questo stesso periodo risale la conoscenza tra Enrico Rava e Chet, anche se i due suonarono assieme per la prima volta negli anni Settanta, quando Rava risiedeva a New York.
Ci attende dunque un commovente ricordo del più romantico dei trombettisti, attraverso i brani più lirici ed emozionanti del suo repertorio.

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Giovedì 15 maggio
SANTARCANGELO (RN), TEATRO SUPERCINEMA, ORE 21:15
“Santarcangelo in Jazz”
DAVID BINNEY QUARTET
David Binney – sax alto; Craig Taborn – pianoforte;
Scott Colley – contrabbasso; Brian Blade – batteria

David Binney è nato in Florida (nel 1961), è cresciuto in California, ma si è trovato a New York nel momento principale della sua formazione da sassofonista: sarà per questo che nella sua musica traspaiono sia il fervore acceso della metropoli che gli sviluppi ariosi del jazz della West Coast.
L’attività da leader e le collaborazioni prestigiose sono proseguite di pari passo per Binney: le sue presenze in alcuni dei gruppi più importanti di Uri Caine (i progetti sulle musiche di Mahler e Bach), di Jim Hall, nelle orchestre più blasonate (Gil Evans e Maria Schneider) e addirittura al fianco di Aretha Franklin sono una dimostrazione di estrema sensibilità musicale.
Ma Binney non è da meno nella scelta dei musicisti da inserire nei propri gruppi. Basta vedere la sezione ritmica che completa il suo attuale quartetto: Craig Taborn, pianista tra i più richiesti nella competitiva scena newyorkese; Scott Colley, bassista energico e creativo, e Brian Blade, un vero fuoriclasse della batteria, il favorito di Wayne Shorter, Joshua Redman, Brad Mehldau…

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Sabato 17 maggio
CORREGGIO (RE), TEATRO ASIOLI, ORE 21:00
“Correggio Jazz”
OMAR SOSA AFREECANOS QUINTET
Omar Sosa – pianoforte, Fender Rhodes, electronics;
Childo Tomas – basso elettrico, vocals, m’bira; Julio Barreto – batteria;
Mola Sylla – voce, m’bira, xalam, kongoman; Leandro Saint-Hill – flauto, sax alto

Lo stile del cubano Omar Sosa è come un disegno futurista sul mappamondo delle musiche ‘locali’: tenendo sempre ben stretto il legame con le sue origini (la tradizione del folklore di Cuba) Sosa di volta in volta si accosta agli stimoli musicali di altre parti del globo, passando dall’Africa settentrionale alla cultura araba. L’impulso innovativo di Sosa viene dal ripensare questi influssi etnici sulla base dell’impulso ritmico del jazz e dei linguaggi musicali delle ‘tribù urbane’: funky, rap e hip hop.
Nel progetto “Afreecanos”, Omar Sosa si circonda di musicisti provenienti dall’Africa, Cuba, Brasile e Francia. Con loro Sosa dimostra ancora una volta di saper trovare una sintonia tra emozioni ancestrali e gesti sonori metropolitani, tra l’evocatività delle percussioni e la lirica audacia del suo pianoforte. Tecnologia e tradizione si integrano alla ricerca dei legami tra la musica africana e quella latina: Omar Sosa individua una matrice comune ai linguaggi musicali della diaspora africana, mettendone in luce gli aspetti ritmici e la sensualità del rapporto con la danza.

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